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Questo sito nasce da una mai esigenza di comunicare ad altre persone quello che questa città mi ha donato. Ogni volta che una persona torna da Budapest e ne parla con entusiasmo, con amore, con senso di gratitudine per questa città e i suoi abitanti, è come se avessi avuto una piccola partecipazione a farla apprezzare e ne provo gioia.

 

Queste pagine, dunque, sono frutto delle mie parti più nascoste, più intime.
Sono già nate così come sono, già formate in questo modo e avevano solo bisogno di essere portate fuori da una zona del mio corpo che non è la testa, ma un punto imprecisato tra le visceri e lo stomaco. Erano già lì, infatti. In quella zona del corpo, dove alcuni popoli e culture posizionano lo spirito o la coscienza.

 

Malgrado ciò, il sito non sarebbe nato senza l’influenza di tante molte persone che giorno dopo giorno con il loro comportamento o esempio molto spesso inconsapevole, hanno fatto sì che io mi decidessi a dare vita a queste immagini.
A loro, dunque, va il mio personale ringraziamento e a loro è – almeno in parte – dedicato questo sito.

 

 

 

A mio padre. Pilastro per una parte della mia vita sicuramente troppo breve. Persona umanista, nel cui sangue scorrevano parole, letture e voglia di sapere, perché “fatto non fu a viver come bruto ma per seguir virtute e conoscenza”. Ha passato a me questa stessa curiosità, per genetica o come esempio quotidiano. In queste pagine, lui c’è.

 

A Rosita. Compagna di tante, forse troppe avventure, non solo a Budapest, ma in quell’universo molto meno piacevole e molto meno rassicurante che è la foresta formata dai miei pensieri e delle mie paure di tutti i giorni.
Lei è stata consulente, suggeritrice, grafica, e paziente sopportatrice di questo lavoro.
Ciò che sopporta con maggiore abnegazione, però, è me stesso. Da ben 22 anni.

 

A Tania. Se non fosse stata per un suo grande, immenso pensiero, probabilmente non avrei mai conosciuto la città.
Anche lei testimone della mia vita, con grande amicizia e affetto.

 

A Marianne. Rappresenta la persona in cui si fondono due filosofie e psicologie così diverse (ma contemporaneamente vicine), come lo spirito italiano e quello ungherese. L’ungherese più italiana che io abbia mai conosciuto. Mi ha parlato di luoghi della città che difficilmente si svelano agli occhi stranieri. Mi ha insegnato a guardare a Budapest con gli occhi di un “non turista”. Purtroppo sono io che ancora faccio fatica ad imparare questo aspetto.

 

A Carla. Esempio di come si trasmettono informazioni a quei “bambini” che sono i nostri connazionali all’estero. Esempio di come si comprende quello di cui loro hanno bisogno e come li si guida, con impegno, voglia di farlo, pazienza e – a volte – forte sopportazione.

 

A Gianluca. Marito di Carla, ha speso alcune parole, provando a spiegarmi gli strumenti adatti a far sì che queste parole fossero trasmesse in quell’autostrada virtuale, ma complessa che è la Rete.

 

A Luca. La persona che mi ha fatto capire che un italiano può vivere bene a Budapest, può riuscire a farne la sua città. Ma che forse prima, occorre un po’ spogliarsi di qualche vestito pesante che ci portiamo dietro.

 

A Dàvid. Lo definisco “il più borbonico degli ungheresi” o “il più terrone”. Il primo ungherese con cui sono venuto a contatto, prima ancora di mettere piede in terra magiara. Incuriosito dal confronto con gli altri, ma fiero delle sue tradizioni magiare.

 

Alla madre di David. Accoglienza ungherese allo stato puro. Mette in pratica quegli insegnamenti che Re Stefano scrisse a suo figlio Imre sul come accogliere lo straniero nella propria casa.
Ci ha accolti in casa, senza sapere nemmeno chi fossimo, con sospetto e un po’ di timore, forse. Ma senza nascondersi.
Ora, quando andiamo da lei, sorride e a volte ride alle nostre improbabili battute in ungherese.
Lei rappresenta un po’ la nostra “famiglia ungherese”.

A Bogi. Ha provato ad aiutarci a comprendere e parlare la sua impossibile lingua. Qualcosa è riuscita a darci. Dove ha fallito, è colpa mia. Soprattutto.

 

 

 

 

Alle centinaia di turisti italiani che hanno posto una domanda sul forum di Tripadvisor. Sono state di stimolo a cercare informazioni e a continuare a leggere sulla città. Ogni loro curiosità, diventava una mia curiosità e dovevo dargli risposta. Sono stati il filo che mi ha permesso di mantenere il contatto con la capitale ungherese. Loro malgrado.

 

Ai tanti, tantissimi ungheresi incrociati a Budapest, di cui non conosco nemmeno il nome, ma che con un gesto, un sorriso, una parola scambiata hanno lasciato un piccolo segno nella mia memoria. E che con quel gesto, quel sorriso, quella parola, sono stati in grado di farmi amare ancora di più questa città.

RINGRAZIAMENTI

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